Vangelo secondo Matteo 10:1-42

10  Poi, chiamati i suoi 12 discepoli, diede loro autorità sugli spiriti impuri,+ affinché li espellessero e guarissero ogni tipo di malattia e di infermità.  I nomi dei 12 apostoli sono questi:+ primo, Simone, quello chiamato Pietro,+ e suo fratello Andrea;+ Giacomo, figlio di Zebedèo, e suo fratello Giovanni;+  Filippo e Bartolomeo;+ Tommaso+ e Matteo+ l’esattore di tasse; Giacomo, figlio di Alfèo, e Taddèo;  Simone il cananeo e Giuda Iscariota, che poi lo tradì.+  Gesù mandò questi 12, dando loro le seguenti istruzioni:+ “Non andate per le strade delle nazioni e non entrate in nessuna città samaritana,+  ma continuate piuttosto ad andare dalle pecore smarrite della casa d’Israele.+  Mentre andate, predicate dicendo: ‘Il Regno dei cieli si è avvicinato’.+  Guarite i malati,+ risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, espellete i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.+  Non procuratevi oro né argento né rame da portare nelle vostre cinture,+ 10  né bisaccia da cibo per il viaggio, né una tunica di ricambio,* né sandali, né bastone,+ perché l’operaio merita il suo cibo.+ 11  “In qualunque città o villaggio entriate, cercate chi è meritevole e rimanete lì da lui fino alla vostra partenza.+ 12  Quando entrate nella casa, salutate quelli della casa. 13  Se la casa lo merita, la pace che le augurate venga su di essa;+ ma se non lo merita, la vostra pace ritorni a voi. 14  Dovunque qualcuno non vi accolga o non ascolti le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città scuotete la polvere dai vostri piedi.+ 15  In verità vi dico: nel Giorno del Giudizio sarà più sopportabile per il paese di Sodoma e Gomorra+ che per quella città. 16  “Ecco, vi mando come pecore in mezzo ai lupi;+ siate perciò cauti come serpenti e innocenti come colombe.+ 17  Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali+ e vi flagelleranno+ nelle loro sinagoghe.+ 18  E per causa mia sarete portati davanti a governatori e re,+ così che sia resa testimonianza a loro e alle nazioni.+ 19  Comunque, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di cosa direte o di come lo direte, perché ciò che dovrete dire vi sarà reso noto in quel momento;+ 20  infatti non sarete voi a parlare, ma sarà lo spirito del Padre vostro a parlare mediante voi.+ 21  Inoltre il fratello consegnerà il fratello perché sia messo a morte, e il padre il proprio figlio, e i figli si ribelleranno contro i genitori e li faranno mettere a morte.+ 22  E voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome,+ ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.+ 23  Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra;+ in verità vi dico che non completerete affatto il giro delle città d’Israele prima che arrivi il Figlio dell’uomo. 24  “L’allievo* non è al di sopra del suo maestro, né lo schiavo al di sopra del suo padrone.+ 25  È sufficiente che l’allievo diventi come il suo maestro, e lo schiavo come il suo padrone.+ Se hanno chiamato Beelzebùb+ il padrone di casa, quanto più chiameranno così quelli della sua casa! 26  Perciò non abbiate paura di loro; non c’è infatti niente di coperto che non sarà scoperto, e nulla di segreto che non si verrà a sapere.+ 27  Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; quello che sentite sussurrare,* predicatelo dalle terrazze.+ 28  E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima;+ temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geènna.+ 29  Due passeri non si vendono forse per una moneta di piccolo valore? Eppure nemmeno uno di loro cadrà a terra senza che il Padre vostro lo sappia.+ 30  Quanto a voi, perfino i capelli della vostra testa sono tutti contati.+ 31  Perciò non abbiate paura: voi valete più di molti passeri.+ 32  “Quindi, chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini,+ anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli.+ 33  Chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.+ 34  Non pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma spada.+ 35  Sono infatti venuto a causare divisione, mettendo il figlio contro suo padre, la figlia contro sua madre e la nuora contro sua suocera.+ 36  I nemici dell’uomo saranno proprio quelli di casa sua. 37  Chi vuole più bene a suo padre o a sua madre che a me non è degno di me, e chi vuole più bene a suo figlio o a sua figlia che a me non è degno di me.+ 38  E chi non accetta il suo palo di tortura e non mi segue non è degno di me.+ 39  Chi avrà trovato la propria anima la perderà, e chi avrà perduto la propria anima per amor mio la troverà.+ 40  “Chi accoglie voi accoglie anche me, e chi accoglie me accoglie anche colui che mi ha mandato.+ 41  Chi accoglie un profeta perché è un profeta otterrà una ricompensa da profeta,+ e chi accoglie un giusto perché è un giusto otterrà una ricompensa da giusto. 42  E in verità vi dico che chiunque avrà dato da bere anche solo un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un mio discepolo non perderà affatto la sua ricompensa”.+

Note in calce

Lett. “due tuniche”.
O “discepolo”.
Lett. “udite nell’orecchio”.

Approfondimenti

apostoli O “inviati”. La parola greca qui usata (apòstolos) deriva da un verbo (apostèllo) che significa “inviare”, “mandare” (Mt 10:5; Lu 11:49; 14:32). Il significato fondamentale di apòstolos risulta chiaro dalle parole di Gesù riportate in Gv 13:16, dove è tradotto “chi è mandato”.

Simone, quello chiamato Pietro Nelle Scritture Pietro è chiamato in cinque modi diversi: (1) “Simeone”, dalla forma greca Symeòn che rispecchia da vicino quella ebraica dello stesso nome; (2) “Simone”, nome greco (sia Simeone che Simone derivano da un verbo ebraico che significa “udire”, “ascoltare”); (3) “Pietro”, nome greco che significa “frammento di roccia” e che nessun altro ha nelle Scritture; (4) “Cefa”, equivalente semitico di Pietro (forse affine all’ebraico kefìm [“rocce”] usato in Gb 30:6; Ger 4:29); (5) “Simon Pietro” (At 15:14; Gv 1:42; Mt 16:16).

Levi Nel passo parallelo di Mt 9:9, questo discepolo è chiamato Matteo. Marco e Luca usano il nome Levi quando parlano di lui come di un esattore di tasse (Lu 5:27, 29), mentre usano il nome Matteo quando lo menzionano come uno degli apostoli (Mr 3:18; Lu 6:15; At 1:13). Le Scritture non dicono se Levi venisse chiamato Matteo già prima di diventare discepolo di Gesù. Marco è l’unico evangelista a scrivere che Matteo Levi era figlio di Alfeo. (Vedi approfondimento a Mr 3:18.)

Levi Nel passo parallelo di Mt 9:9, questo discepolo è chiamato Matteo. Marco e Luca usano il nome Levi quando parlano di lui come di un esattore di tasse (Mr 2:14), mentre usano il nome Matteo quando lo menzionano come uno degli apostoli (Mr 3:18; Lu 6:15; At 1:13). Le Scritture non dicono se Levi venisse chiamato Matteo già prima di diventare discepolo di Gesù. (Vedi approfondimento a Mr 2:14.)

esattori di tasse O “pubblicani”. Molti ebrei riscuotevano le tasse per conto delle autorità romane. La gente li odiava perché non solo collaboravano con una dominazione straniera mal tollerata, ma estorcevano più di quanto prevedeva la tassazione ufficiale. Gli esattori di tasse venivano di solito evitati dai loro connazionali, che li consideravano alla stregua di peccatori e prostitute (Mt 11:19; 21:32).

Giacomo figlio di Alfeo Evidentemente lo stesso discepolo che in Mr 15:40 viene chiamato “Giacomo il minore”. Si ritiene che Alfeo e Clopa (Gv 19:25) fossero la stessa persona, per cui Alfeo sarebbe il marito dell’“altra Maria” (Mt 27:56; 28:1; Mr 15:40; 16:1; Lu 24:10). L’Alfeo menzionato qui evidentemente non è lo stesso menzionato in Mr 2:14, il padre di Levi.

Bartolomeo Significa “figlio di Tolmai”. Si pensa che Bartolomeo sia il Natanaele menzionato da Giovanni (Gv 1:45, 46). Confrontando i Vangeli, si nota che Matteo e Luca menzionano insieme Bartolomeo e Filippo proprio come Giovanni menziona insieme Natanaele e Filippo (Mt 10:3; Lu 6:14).

Matteo Chiamato anche Levi. (Vedi approfondimenti a Mr 2:14; Lu 5:27.)

l’esattore di tasse Essendo un ex esattore di tasse, l’evangelista Matteo fa numerosi riferimenti a cifre e valori monetari (Mt 17:27; 26:15; 27:3). È particolarmente attento nella menzione dei numeri. Suddivide la genealogia di Gesù in tre gruppi di 14 generazioni ciascuno (Mt 1:1-17). Inoltre elenca sette richieste nella preghiera del Padre nostro (Mt 6:9-13), sette parabole in Mt 13 e sette guai in Mt 23:13-36. (Per maggiori informazioni sull’espressione “esattore di tasse”, vedi approfondimento a Mt 5:46.)

Giacomo, figlio di Alfeo Vedi approfondimento a Mr 3:18.

Taddeo Nell’elenco degli apostoli riportato in Lu 6:16 e At 1:13 non è incluso Taddeo; si trova invece “Giuda figlio di Giacomo”. Si può quindi concludere che Taddeo fosse un altro nome dell’apostolo che Giovanni indica come “Giuda (non l’Iscariota)” (Gv 14:22). L’eventualità di confondere questo Giuda con il traditore Giuda Iscariota potrebbe essere una ragione per cui a volte viene usato il nome Taddeo.

il cananeo Appellativo che distingueva l’apostolo Simone dall’apostolo Simon Pietro (Mr 3:18). Evidentemente il termine greco qui reso “cananeo” non significa “originario di Canaan (o Cana)”. Si pensa che sia di origine ebraica o aramaica e significhi “zelota”, “entusiasta”. Luca chiama questo Simone “lo zelante”, usando il termine greco zelotès, che pure significa “zelota”, “entusiasta” (Lu 6:15; At 1:13). È possibile che Simone un tempo fosse stato uno zelota, un appartenente al movimento ebraico che si opponeva ai romani, ma può anche darsi che questo appellativo gli fosse stato dato per lo zelo e l’entusiasmo che mostrava.

Iscariota Forse significa “uomo di Cheriot”. Anche il padre di Giuda, Simone, è chiamato “Iscariota” (Gv 6:71). In genere si pensa che questo termine indichi che Simone e Giuda provenivano dal villaggio di Cheriot-Ezron, in Giudea (Gsè 15:25). In tal caso Giuda sarebbe stato l’unico giudeo dei 12 apostoli, in quanto gli altri erano tutti galilei.

predicare Il termine greco significa fondamentalmente “proclamare come araldo”. Sottolinea il modo in cui avviene la proclamazione, dando l’idea di una dichiarazione pubblica, estesa, e non di un discorso rivolto solo a un gruppo di persone.

il Regno dei cieli si è avvicinato Questo messaggio relativo a un nuovo governo mondiale fu il tema della predicazione di Gesù (Mt 10:7; Mr 1:15). Giovanni Battista aveva iniziato a proclamare un messaggio simile circa sei mesi prima del battesimo di Gesù (Mt 3:1, 2). Ma il fatto che fosse Gesù a dire che il Regno si era “avvicinato” dava un significato maggiore a quelle parole; lui infatti era lì presente in qualità di Re designato e già unto. Non c’è alcuna indicazione che dopo la morte di Gesù i discepoli abbiano continuato a proclamare che il Regno si fosse “avvicinato” o fosse imminente.

predicate Vedi approfondimento a Mt 3:1.

Il Regno dei cieli si è avvicinato Vedi approfondimento a Mt 4:17.

lebbroso Persona che soffriva di una grave malattia della pelle. Nella Bibbia il termine “lebbra” non indica soltanto la malattia che oggi porta questo nome. Una persona a cui era stata diagnosticata la lebbra veniva emarginata dalla società fino a quando non guariva (Le 13:2, nt., 45, 46; vedi Glossario, “lebbra”).

lebbrosi Vedi approfondimento a Mt 8:2 e Glossario, “lebbra”.

cinture Cioè cinture in cui si poteva mettere del denaro.

rimanete là fino alla vostra partenza da quel luogo Gesù disse ai discepoli che, una volta giunti in un villaggio, dovevano rimanere nella casa in cui veniva loro offerta ospitalità, e non trasferirsi “da una casa all’altra” (Lu 10:1-7). Non cercando un posto in cui il padrone di casa avesse potuto offrire maggiori comodità, divertimenti o beni materiali, avrebbero dimostrato che quelle cose erano di secondaria importanza rispetto all’opera di predicazione che era stata loro affidata.

rimanete lì Vedi approfondimento a Mr 6:10.

salutate Un consueto saluto ebraico era: “La pace sia con te” (Gdc 19:20; Mt 10:13; Lu 10:5).

scuotete la polvere dai vostri piedi Questo gesto stava a indicare che i discepoli si toglievano di dosso ogni responsabilità per le conseguenze che quelle persone avrebbero subìto a seguito del giudizio di Dio. La stessa espressione si trova in Mr 6:11 e Lu 9:5. Marco aggiunge “come testimonianza per loro” e Luca “in testimonianza contro di loro”. Paolo e Barnaba seguirono queste istruzioni ad Antiochia di Pisidia (At 13:51). A Corinto Paolo fece qualcosa di simile quando si scosse le vesti e, per spiegarne il senso, disse queste parole: “Il vostro sangue ricada sulla vostra testa. Io ne sono puro” (At 18:6). Questi gesti erano probabilmente già noti ai discepoli: gli ebrei devoti che attraversavano territori stranieri, prima di rientrare nella loro terra, avevano l’abitudine di scuotere i loro sandali per rimuovere la polvere che ritenevano impura. Ma evidentemente Gesù aveva in mente qualcosa di diverso quando diede queste istruzioni ai suoi discepoli.

In verità In greco amèn, traslitterazione dell’ebraico ʼamèn, che significa “così sia” o “di sicuro”. Gesù usa spesso il termine per introdurre un’affermazione, una promessa o una profezia, sottolineandone così la veracità e l’attendibilità. Pare che questo uso di “in verità” (o amen) da parte di Gesù sia unico nella letteratura sacra. Quando il termine è ripetuto in successione (amèn amèn), come avviene nel Vangelo di Giovanni, l’espressione usata da Gesù è resa “in verità, sì, in verità”. (Vedi approfondimento a Gv 1:51.)

sarà più sopportabile Evidentemente qui Gesù usa un’iperbole che non voleva fosse presa alla lettera. (Per altre vivide iperboli usate da Gesù, confronta Mt 5:18; Lu 16:17; 21:33.) Quando Gesù disse che in quel giorno, nel Giorno del Giudizio (Mt 10:15; 11:22, 24; Lu 10:14), sarebbe stato più sopportabile per Sodoma, non stava dicendo che gli abitanti di Sodoma sarebbero stati presenti in quel giorno. (Confronta Gda 7.) È possibile che Gesù volesse semplicemente sottolineare quanto fosse insensibile e colpevole la maggioranza degli abitanti di città come Corazin, Betsaida e Capernaum (Lu 10:13-15). È degno di nota che la fine che fece l’antica Sodoma era diventata proverbiale ed era spesso menzionata in relazione all’ira e al giudizio di Dio (De 29:23; Isa 1:9; La 4:6).

In verità Vedi approfondimento a Mt 5:18.

sarà più sopportabile Vedi approfondimento a Lu 10:12.

ecco Il termine greco idoù, qui reso “ecco”, è spesso usato per attirare l’attenzione del lettore su quello che segue, perché immagini la scena o colga un particolare della narrazione. È anche utilizzato per dare enfasi o per introdurre qualcosa di nuovo o sorprendente. Nelle Scritture Greche Cristiane il termine ricorre con una particolare frequenza nei Vangeli di Matteo e Luca e nel libro di Rivelazione. Spesso nelle Scritture Ebraiche è usato un termine corrispondente.

come una colomba Le colombe avevano sia una funzione sacra sia un significato simbolico: venivano offerte in sacrificio (Mr 11:15; Gv 2:14-16) ed erano simbolo di innocenza e purezza (Mt 10:16). Noè fece uscire dall’arca una colomba che riportò indietro una foglia d’olivo, il che indicò che le acque del diluvio stavano diminuendo (Gen 8:11) e che era vicino un periodo di riposo, sollievo e pace (Gen 5:29). Pertanto, al battesimo di Gesù, Geova potrebbe aver usato la colomba per richiamare l’attenzione sul ruolo di Gesù quale Messia. Lui, il Figlio di Dio puro e innocente, avrebbe sacrificato la sua vita per l’umanità e posto le basi per un periodo di riposo, sollievo e pace durante il suo Regno. Il modo in cui lo spirito di Dio, la sua potenza in azione o forza attiva, scese su Gesù al battesimo potrebbe aver ricordato il battito d’ali di una colomba che si avvicina al trespolo.

Ecco Vedi approfondimento a Mt 1:20.

cauti come serpenti Qui per cauto si intende prudente, giudizioso, accorto. Come riscontrato dagli zoologi, la maggioranza dei serpenti è circospetta e preferisce fuggire piuttosto che attaccare. Gesù avverte i suoi discepoli di essere altrettanto cauti nei confronti degli oppositori ed evitare potenziali pericoli mentre svolgono l’opera di predicazione.

innocenti come colombe Le due parti dell’avvertimento di Gesù (essere cauti e innocenti) sono complementari. (Vedi l’approfondimento cauti come serpenti in questo versetto.) Il termine greco reso “innocente” (lett. “non mescolato”, cioè “incontaminato”, “puro”) ricorre anche in Ro 16:19 (“innocenti quanto a ciò che è male”) e Flp 2:15 (“irreprensibili e innocenti, figli di Dio”). Qui in Mt 10:16 il termine implica a quanto pare l’essere genuini, onesti, privi di malizia e spinti da motivi puri. A volte in ebraico la colomba è usata nel linguaggio metaforico e poetico come simbolo di queste e altre caratteristiche simili (Ca 2:14; 5:2; confronta approfondimento a Mt 3:16). Gesù intendeva dire che, quando avrebbero affrontato la persecuzione come pecore in mezzo ai lupi, i suoi discepoli avrebbero avuto bisogno di manifestare contemporaneamente le caratteristiche dei serpenti e delle colombe: dovevano essere cauti, accorti, puri di cuore, irreprensibili e innocenti (Lu 10:3).

Tribunale Supremo L’intero Sinedrio, l’organo giudiziario con sede a Gerusalemme composto dal sommo sacerdote e da 70 scribi e anziani. Gli ebrei consideravano inderogabili le sentenze di questo tribunale. (Vedi Glossario, “Sinedrio”.)

Sinedrio Corte suprema giudaica che si trovava a Gerusalemme. Il termine greco synèdrion (reso “Sinedrio”) deriva da una parola che significa “con”, “insieme”, e una che significa “seggio”. Anche se era un termine generico usato per indicare un’assemblea o una riunione, in Israele poteva designare un organo giudiziario, un tribunale religioso. (Vedi approfondimento a Mt 5:22 e Glossario; per la possibile ubicazione della sala del Sinedrio, vedi App. B12.)

tribunali Nelle Scritture Greche Cristiane il termine originale synèdrion, qui usato al plurale e reso “tribunali”, si riferisce in genere al Sinedrio, la corte suprema giudaica che si trovava a Gerusalemme. (Vedi Glossario, “Sinedrio”, e approfondimenti a Mt 5:22; 26:59.) Tuttavia era anche un termine generico usato per indicare un’assemblea o una riunione; qui designa i tribunali locali che avevano sede presso le sinagoghe e avevano l’autorità di infliggere pene come la flagellazione e la scomunica (Mt 23:34; Mr 13:9; Lu 21:12; Gv 9:22; 12:42; 16:2).

a causa del mio nome Nella Bibbia il termine “nome” a volte viene usato per indicare non solo la persona che lo porta ma anche la sua reputazione e tutto ciò che quella persona rappresenta. (Vedi approfondimento a Mt 6:9.) Nel caso di Gesù, il suo nome rappresenta anche l’autorità e la posizione che suo Padre gli ha conferito (Mt 28:18; Flp 2:9, 10; Eb 1:3, 4). Qui Gesù spiega che i suoi discepoli sarebbero stati odiati a motivo di ciò che il suo nome rappresenta, cioè la sua posizione di Re scelto da Dio, di Re dei re, colui al quale tutti devono inchinarsi in segno di sottomissione per avere la vita. (Vedi approfondimento a Gv 15:21.)

avrà perseverato Il verbo greco reso “perseverare” (hypomèno) significa letteralmente “rimanere (stare) sotto”. È usato spesso con il senso di “rimanere invece di fuggire”, “tener duro”, “rimanere saldo” (Mt 10:22; Ro 12:12; Eb 10:32; Gc 5:11). In questo contesto ha il senso di mantenere un comportamento cristiano nonostante l’opposizione e le prove (Mt 24:9-12).

a causa del mio nome Vedi approfondimento a Mt 24:9.

avrà perseverato Vedi approfondimento a Mt 24:13.

Figlio dell’uomo O “Figlio di un essere umano”. Questa espressione ricorre un’ottantina di volte nei Vangeli. Gesù la usò in riferimento a sé stesso. Evidentemente voleva sottolineare il fatto che era davvero un essere umano, nato da una donna, e che era il giusto equivalente di Adamo, nella condizione quindi di riscattare l’umanità dal peccato e dalla morte (Ro 5:12, 14, 15). L’espressione indicava inoltre che Gesù era il Messia, o il Cristo (Da 7:13, 14; vedi Glossario).

Figlio dell’uomo Vedi approfondimento a Mt 8:20.

quanto più Gesù usava spesso questo ragionamento, detto a fortiori. Prima presentava un fatto ovvio o assodato e poi, basandosi su quel fatto, faceva giungere chi lo ascoltava a una logica conclusione di portata più ampia (Mt 10:25; 12:12; Lu 11:13; 12:28).

Beelzebub Forse una variante di Baal-Zebub, nome che significa “padrone (signore) delle mosche” e che identifica il Baal adorato dai filistei a Ecron (2Re 1:3). In alcuni manoscritti greci ricorrono le varianti Beelzeboul e Beezeboul, che forse significano “padrone (signore) dell’alta dimora (abitazione)” o, se si tratta di un gioco di parole col termine ebraico extrabiblico zèvel (“letame”), “padrone (signore) del letame”. Come è evidente da Mt 12:24, Beelzebub è un appellativo di Satana, principe (o capo) dei demòni.

quanto più Vedi approfondimento a Mt 7:11.

nella luce Cioè apertamente, pubblicamente.

predicatelo dalle terrazze Espressione idiomatica usata con il significato di “dichiarare pubblicamente”. Nei tempi biblici dai tetti a terrazza si potevano fare annunci o portare rapidamente all’attenzione pubblica certi fatti (2Sa 16:22).

Geenna La parola “Geenna” viene dall’espressione ebraica geh hinnòm, che significa “valle di Innom”, la quale è ubicata a S e SO del sito dell’antica Gerusalemme. (Vedi App. B12, cartina “Gerusalemme e dintorni”.) Al tempo di Gesù questa valle era un luogo in cui venivano bruciati i rifiuti, il che ne faceva un simbolo calzante di distruzione completa. (Vedi Glossario.)

anima O “vita”, cioè la prospettiva di una vita futura possibile grazie alla risurrezione. Il termine greco psychè e il suo corrispondente ebraico nèfesh (tradizionalmente resi “anima”) si riferiscono sostanzialmente a: (1) persone, (2) animali o (3) la vita di una persona o di un animale (Gen 1:20; 2:7; Nu 31:28; 1Pt 3:20; ntt.). Esempi dell’uso del termine greco psychè con il senso di “vita di una persona” si possono trovare in Mt 6:25; 10:39; 16:25, 26; Mr 8:35-37; Lu 12:20; Gv 10:11, 15; 12:25; 13:37, 38; 15:13; At 20:10. Passi biblici come questi permettono di intendere in modo corretto le parole di Gesù qui in Mt 10:28. (Vedi Glossario.)

colui che può distruggere sia l’anima che il corpo Solo Dio può distruggere “l’anima” di una persona (in questo contesto le sue prospettive di vita futura) o risuscitare un essere umano per dargli la vita eterna. Questo è un esempio in cui il termine greco reso “anima” indica qualcosa di mortale e distruttibile. Altri esempi sono Mr 3:4; Lu 17:33; Gv 12:25; At 3:23.

Geenna Simbolo di distruzione eterna. (Vedi approfondimento a Mt 5:22 e Glossario.)

passeri Qui compare la parola greca strouthìon, un diminutivo usato per qualunque uccellino, ma spesso utilizzato in riferimento ai passeri, gli uccelli più a buon mercato tra quelli venduti come cibo.

per una moneta di piccolo valore Lett. “per un asse”, l’equivalente della paga di 45 minuti di lavoro. (Vedi App. B14.) In questa occasione, durante il terzo giro di predicazione in Galilea, Gesù dice che due passeri costavano un asse. Durante il suo ministero in Giudea, evidentemente circa un anno più tardi, Gesù dice che con il doppio, 2 assi, si potevano comprare cinque passeri (Lu 12:6). Confrontando i due racconti, si evince che i passeri avevano così poco valore per i commercianti che il quinto era compreso nel prezzo.

perfino i capelli della vostra testa sono tutti contati Si calcola che il numero di capelli di un essere umano è in media superiore a 100.000. La profonda conoscenza che ha Geova di questi dettagli è una garanzia del fatto che si interessa vivamente di ciascun discepolo di Cristo.

accetta Lett. “prende”, “afferra”. Qui il verbo è usato in senso figurato per trasmettere l’idea di prendere su di sé, accettare, le responsabilità e le conseguenze derivanti dal diventare discepoli di Gesù.

palo di tortura O “palo per l’esecuzione”. Questa è la prima occorrenza del termine greco stauròs. Nel greco classico indicava principalmente un’asta o un palo diritto. A volte è usato in senso figurato in riferimento alle sofferenze, alle umiliazioni, alle torture e persino alla morte che una persona poteva subire per il fatto che seguiva Gesù. (Vedi Glossario.)

anima O “vita”. (Vedi Glossario.)

nel nome Il termine greco reso “nome” (ònoma) può riferirsi non solo a un nome in sé. In questo contesto implica il riconoscimento dell’autorità e della posizione del Padre e del Figlio nonché del ruolo dello spirito santo. Questo riconoscimento permette di instaurare un rapporto nuovo con Dio. (Confronta approfondimento a Mt 10:41.)

perché è un profeta Lett. “nel nome di un profeta”. Nel contesto l’espressione idiomatica greca tradotta letteralmente “nel nome di” implica il riconoscimento dell’incarico e dell’opera di un profeta. (Confronta approfondimento a Mt 28:19.)

ricompensa da profeta Coloro che accolgono e sostengono i profeti mandati da Dio vengono generosamente ricompensati. La vicenda della vedova di cui si narra in 1Re 17 ne è un esempio.

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Bastone e bisaccia
Bastone e bisaccia

Per gli antichi ebrei, bastoni e verghe erano oggetti comuni. Erano usati come sostegno (Eso 12:11; Zac 8:4; Eb 11:21), come oggetto di difesa o protezione (2Sa 23:21), per la battitura di semi (Isa 28:27) e per la bacchiatura delle olive (De 24:20; Isa 24:13), volendo citare solo alcuni degli utilizzi. La bisaccia era una borsa, solitamente di pelle, portata sulla spalla da viaggiatori, pastori, agricoltori e altri. Serviva per portare viveri, indumenti e oggetti vari. Quando incaricò i suoi apostoli di partire per un giro di predicazione, Gesù diede loro istruzioni che riguardavano anche bastoni e bisacce: dovevano pensare solo a mettersi in cammino e non si dovevano preoccupare di procurarsi nulla; sarebbe stato Geova a provvedere alle loro necessità. (Per una trattazione dettagliata su come dovessero essere intese le istruzioni date da Gesù, vedi approfondimenti a Lu 9:3; 10:4.)

Lupo
Lupo

I lupi in Israele sono principalmente predatori notturni (Aba 1:8). Il lupo (Canis lupus) è feroce, vorace, temerario e ingordo, e spesso uccide più pecore di quelle che riesce a mangiare o a trascinare via. Nella Bibbia gli animali, con le loro caratteristiche e abitudini, sono menzionati di frequente in senso metaforico per raffigurare caratteristiche positive o negative. Ad esempio, nella profezia che pronunciò in punto di morte, Giacobbe paragonò la tribù di Beniamino a un lupo per le sue abilità in combattimento (Gen 49:27). Ma nella maggioranza delle occorrenze il lupo è usato per raffigurare caratteristiche negative come ferocia, avidità, malvagità e astuzia. Tra coloro che vengono paragonati a lupi ci sono i falsi profeti (Mt 7:15), i malvagi oppositori del ministero cristiano (Mt 10:16; Lu 10:3) e i falsi insegnanti che dall’interno avrebbero messo in pericolo la congregazione cristiana (At 20:29, 30). I pastori erano consapevoli del pericolo costituito dai lupi. Gesù parla di “un dipendente” che “vede arrivare il lupo e fugge, abbandonando le pecore”, perché “non gli importa delle pecore”. Al contrario, Gesù è “il pastore eccellente” che “cede la vita per le pecore” (Gv 10:11-13).

Flagello
Flagello

Lo strumento più terribile usato per sferzare era il flagellum. Consisteva di un’impugnatura a cui erano fissate diverse cordicelle o strisce di cuoio. Queste ultime erano probabilmente appesantite da pezzetti appuntiti di osso o di metallo per rendere i colpi più dolorosi.

Case con tetto a terrazza
Case con tetto a terrazza

Il tetto di una casa era un luogo in cui la famiglia svolgeva molte attività. Ad esempio, il padre poteva riunirvi la sua famiglia per parlare di Geova. Durante la Festa della Raccolta, sui tetti delle abitazioni venivano costruite capanne (Le 23:41, 42; De 16:13-15). Ed era sempre lì che si svolgevano lavori come quello di mettere a seccare il lino (Gsè 2:6). A volte sul tetto si dormiva anche (1Sa 9:25, 26). Tutto ciò che avveniva sul tetto era esposto alla vista altrui (2Sa 16:22). Ciò che veniva annunciato dal tetto di una casa era facilmente udito dai vicini e dai passanti.

La Valle di Innom (Geenna)
La Valle di Innom (Geenna)

La Valle di Innom, chiamata Geenna in greco, è una valle ubicata a sud e sud-ovest del sito dell’antica Gerusalemme. Al tempo di Gesù era un luogo in cui venivano bruciati i rifiuti, il che ne faceva un simbolo calzante di distruzione completa.

Passero
Passero

I passeri erano gli uccelli più a buon mercato tra quelli venduti come cibo. Era possibile acquistarne due con l’equivalente di ciò che un uomo poteva guadagnare in 45 minuti di lavoro. Il termine greco era usato per diverse varietà di uccellini, incluso il passero domestico (Passer domesticus biblicus) e quello spagnolo (Passer hispaniolensis), entrambi ancora molto diffusi in Israele.